Caro San Raffaele,

 

In questo momento di grande marasma in cui tutto e più di tutto viene buttato sulle Tue spalle (e moltissime volte veramente a sproposito!) io, che Ti conosco bene, avendo più volte privilegiato delle Tue cure mediche, dell'assistenza specialistica e professionale dei Tuoi medici e paramedici, e non avendo alcun timore degli scritti che fanno testimonianza, sento il dovere -come paziente e come cittadina italiana- di dare la mia solidarità pubblicando su questo mio sito una verità che resta fuori da questo enorme scandalo mediatico....

L'Ospedale,

 le Sale operatorie, gli oltre 700 medici e 1900 tra infermieri e personale di supporto, resistono imperterriti e proseguono la loro attività con coscienza, impegno e dedizione.

Si può girare per i padiglioni, ascoltare le conversazioni dei pazienti, dei loro familiari, spiare medici e infermieri all’opera e capire che la verità non è quella che si legge sui giornali, ma quella che Sei un grande Ospedale e che nonostante tutto....sei una struttura che funziona all'eccelso.

E' vero che è stato fatto qualche sbaglio......ma chi non li commette???

Avanti.... colui che è senza peccato scagli la prima pietra!

Perchè questa lettera?

Forse molte persone che girano nel mio sito (oserei dire buona parte del mondo) se lo chiederanno!

E' inconcepibile - per una mente ed un cuore come il mio - che si possa gettare fango e poi fango ancora solo perchè si sono commessi degli sbagli......

Scagliare le pietre più infamanti sull'Opera Monte TABOR e non mettere in luce quanto di positivo hanno fatto e stanno facendo al San Raffaele, Centro Ospedaliero tra i primi  nel mondo nel Settore della Ricerca, che ha conseguito tangibili risultati volti a migliorare la vita dei malati e ad allungare quella dei sani.

Conosco da vicino Don Luigi Verzè e i Sigilli, come conosco la loro vocazione e dedizione missionaria  a procurare sollievo all'umanità sofferente senza distinzione di cultura, etnia, lingua e colore.... creando intorno a tutti conforto, benessere e bellezza. Se prima erano sopra gli altari della gloria, ora sono scaraventati nella polvere per misfatti che non hanno compiuto, ma che appaiono a loro carico agli occhi malevoli di chi vuol far passare per marciume tutto ciò che di buono e bello è stato costruito.

Per quanto mi riguarda, se mi facessero posto, vorrei essere accanto a ciascuno di loro nella barca che s'è impantanata per fare una cordata mano nella mano e  trascinarla a riva e riprendere la via che arriva dritta al Monte Tabor.

Perchè non vediamo, ripeto, cosa e quanto hanno fatto di buono e cosa stanno facendo??

Qualcuno lo sa? ......gli italiani lo sanno fino in fondo?.....

Ne dubito!

E allora lo scrivo io.... ecco il perchè di questa lettera.

 

Non più tardi di ieri 28.12.2011 è stato pubblicato su ""Il Giornale"" un articolo di Gabriele Villa che espone i MERITI e la Storia del S.Raffaele, sempre al top per ricerche e terapie, come esposto dal Direttore Scentifico che sotto allego.

 

Concludo,  sperando che Tu Caro S.Raffaele prosegua la Tua strada come sempre hai fatto, scrollandoTi di dosso questa bufera mediatica

che deve in ogni caso restare al di fuori dello scopo per cui sei stato costruito

Verona, 29 dicembre 2011

                                       

                                           Paola Giuseppina Verdi

 

      Da ""Il Giornale"".........

""La professoressa Maria Grazia Roncarolo, direttore scientifico dell’istituto è la prima a rompere gli indugi: «Abbiamo fiducia nella magistratura perché faccia chiarezza, ma abbiamo continuato e continuiamo a lavorare in questo posto perché siamo convinti che questo sia l’ospedale dell’eccellenza. Che questo sia il luogo dove la ricerca medico-scientifica in Italia ha prodotto i risultati migliori portando alla conoscenza e allo sviluppo di terapie d’avanguardia, che si traducono in pubblicazioni, brevetti e in studi clinici. Nel 2010 i ricercatori del San Raffaele hanno pubblicato 832 articoli scientifici su riviste internazionali prestigiose. Attualmente il San Raffaele ha 250 brevetti attivi. 566 sono gli studi clinici in corso con più di 10.500 pazienti arruolati». «Dicono che prendiamo troppi finanziamenti istituzionali, io direi che rispetto alla mole di risultati che produciamo ne prendiamo troppo pochi: 18,2 milioni di euro l’anno scorso e quest’anno 17,1. Fondi pubblici che utilizziamo per pagare i ricercatori e le infrastrutture che servono loro. Un budget che abbiamo rendicontato fino all’ultimo centesimo e che non avremmo alcuna difficoltà a rendere pubblico nel dettaglio». Mantenere la barra dritta per governare la corazzata con lucidità anche in acque tempestose. Per questo può essere d’aiuto il professor Enrico Smeraldi, capo del Dipartimento di Psichiatria. «Nel 1988, quando mi chiamò don Verzè, per invitarmi a far parte della squadra del San Raffaele, ciò che mi propose, per la verità ad un’ora insolita per un offerta di lavoro visto che era mezzanotte, era una sfida sensazionale: costruire un dipartimento di psichiatria moderno e proiettato nel futuro, considerato che allora la psichiatria soffriva di un enorme ritardo tecnologico e metodologico. Il San Raffaele aveva da poco acquisito Villa Turro, che sembrava un manicomio degli anni ’40. Ebbene con i finanziamenti che quest’ospedale ci ha messo a disposizione abbiamo realizzato un polo di riferimento che affianca alla psichiatria, la psicologia ma anche una parte della neurologia per curare la demenza e i disturbi del sonno». Oltre 48 mila i pazienti ricoverati quest’anno (dati al 31 ottobre) 11 dipartimenti che offrono supporto clinico per 49 patologie. E ancora, 700 medici e 1900 tra infermieri e personale ausiliario. Una struttura, quella di via Olgettina, che si estende su una superficie di 300mila metri quadrati. E 26 sale operatorie a regime. Dalle quali, in camice verde, appena uscito, incontriamo un altro illustre nome della chirurgia vascolare, il professor Roberto Chiesa. «Quattordici interventi il 23 Dicembre, tutti i letti occupati, sono il segnale che la gente si rende conto che lo scandalo non ha inficiato minimamente il livello d’eccellenza clinica. Potrei dire che l’eccellenza dà fastidio e, siccome noi, per anni, siamo stati l’eccellenza, è innegabile che a qualcuno questo nostro attuale disagio faccia quasi piacere. Ma quando si entra in sala operatoria, io penso che si voglia affidare la propria salute, la propria vita, a professionisti che meritano fiducia. Se chiedessi anche adesso a molti colleghi di venire al San Raffaele sarebbero in molti a rispondere di sì. Perché in questo luogo la base è sana, perché è questo il vero sistema San Raffaele: l’orgoglio del gruppo, l’orgoglio di fare un buon lavoro, ogni giorno.

Così anche i fornitori, sì anche i fornitori che non venivano pagati, non ci hanno mollato e quindi non è mai mancato e continua a non mancare nulla né in sala operatoria né nei reparti».
Millenovecento. Provate ad immaginarle. Un esercito di persone che tra infermieri, personale di supporto e di ostetricia, assiste i circa 50mila degenti che transitano dal San Raffaele. Anna Maria Rossetti ha il compito, non facile, di governare questo esercito. «Non vedo l’ora che si spengano i riflettori sul nostro ospedale perché i pazienti e i loro familiari con cui noi abbiamo sempre avuto un rapporto straordinario possano rendersi conto che nulla è cambiato dentro questa mura. Vede io sono qui dall’83, ho fatto qui tutta la mia carriera e so che differenza fa saper ascoltare i pazienti». Parole che vengono riprese da un altro camice verde, Elisabetta Bassani, che coordina gli infermieri, oltre 200, in servizio nel blocco operatorio. «La sala operatoria è un luogo di sofferenza, di paura. Per questo è importante tutelare il paziente allontanando dai nostri pensieri il bombardamento di notizie che ci dipingono come non siamo mai stati. Noi vediamo i pazienti in una fase difficile del loro percorso ospedaliero ma nessuno ci ha mai posto la domanda: posso ancora fidarmi di voi? Avete tutto quelle che serve?». Forse, dati i recenti avvenimenti, saranno in molti a pensarci su, almeno per qualche tempo prima di donare il proprio denaro al San Raffaele ma altre donazioni ben più importanti del denaro, invece, continuano. A confermarlo è il dottor Silvano Rossini responsabile del Servizio immunoematologia e medicina trasfusionale. «Il messaggio che ci manda la gente sembra piuttosto chiaro: venire qui per donare il proprio sangue significa credere nell’attività sanitaria del San Raffaele. Significa non aver perso fiducia in questo ospedale perché si viene a donare qualcosa di prezioso. Al 23 dicembre siamo a 5412 donazioni di sangue che, rispetto all’anno passato si traducono non solo in un aumento della generosità, ma anche della fiducia."""

 

 

                                        ANNUNCIO

 

 

 

Oggi 31 dicembre 2011 Don Luigi Maria Verzè - Fondatore dell'Ospedale

S.Raffaele - ci ha lasciato.

Il Suo cuore - già sofferente -non ha retto allo scalpore mediatico e alla

diffamazione persecutoria.

Con immenso dolore partecipo al lutto e  abbraccio con affetto tutti i Sigilli.

 

 

 

 

 

 

 

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